Gartner prevede che entro il 2020 un terzo di tutte le ricerche web avverrà senza il supporto di un monitor. Grazie all’integrazione delle varie tecnologie dietro questo trend (intelligenza artificiale, machine learning, analisi predittive, ecc.), gli smart speaker e le altre forme di assistenza vocale stanno radicalmente cambiando il nostro modo di interagire con la mole di informazioni che internet è in grado di fornire.
Anche se gli assistenti vocali sono più vecchi di quello che sembra, è solo con l’avvento di Amazon Echo/Alexa e Google Home/Assistant che è iniziata la loro vera diffusione globale.
Se all’inizio la loro applicazione sembrava esclusivamente consumer, inevitabilmente il mondo business si è presto affacciato per capire come mettere a frutto questa tecnologia emergente. I dipartimenti HR per esempio, potrebbero utilizzare gli assistenti vocali per diverse fasi o procedure tipiche della loro vita lavorativa.
Per esempio, uno degli ambiti di applicazione sarebbe nella programmazione dei vari eventi che contraddistinguono la vita di un HR professional: schedulazione di colloqui, di procedure di onboarding, di corsi aziendali, ecc. Praticamente un uso dell’assistente vocale già collaudato da molti nella vita di tutti i giorni, con la riunione a scuola o l’assemblea di condominio da mettere in agenda. In un ufficio HR, considerando il volume di schedulazioni necessarie, potrebbe avere un impatto molto importante in termini di produttività ed efficienza.
Nei colloqui di selezione è ormai sotto gli occhi di tutti quanto la tecnologia si sia fatta avanti. Per quanto rimanga quasi sempre un elevato coinvolgimento diretto del recruiter nel processo, sono nati numerosi servizi che sono in grado di far risparmiare tempo, come ad esempio i tool per la registrazione in autonomia di video interviste, i chatbot che fanno uno screening preliminare, ecc.
Un colloquio condotto da un assistente vocale sarebbe in grado di potenziare le dinamiche che contraddistinguono alcuni di questi servizi: il machine learning potrebbe condurre verso un’intervista più interattiva e naturale, ponendo e rispondendo a domande, avvicinandosi molto insomma alla percezione di un colloquio di persona.
E’ dello scorso mese la notizia che McDonald’s ha introdotto una nuova iniziativa: i possessori di device con Google Assistant o Amazon Alexa possono iniziare la procedura di invio della propria candidatura proprio attraverso di loro. Per l’azienda è un modo di presentare le proprie posizioni entry-level con un nuovo canale, orientato ai più giovani, che rientra in un strategia più generale di riposizionamento del colosso americano. Ovviamente l’intero processo di selezione prevede altri step aggiuntivi a questa prima fase, con un test ed una application online di tipo “tradizionale”.
Si pensi anche alla gestione dei documenti e delle informazioni. Quante ne vengono immagazzinate, quanto spesso occorre recuperarle dai documenti (dai CV, dalle survey, ecc.) e quanto oneroso sia in termini di tempo. Come sarebbe chiederle semplicemente con un comando vocale? Lo scopriremo presto, perchè c’è già chi ci sta lavorando.
Forse molte di queste applicazioni non le vedremo mai, ma forse ne vedremo altre inaspettate. Anche per questa conquista tecnologica le imprese troveranno vari modi di applicarla internamente. E le HR non resteranno a guardare.