Sebbene ne avremmo fatto tutti volentieri a meno, mai come in questi giorni si sta parlando di smart working in Italia.
Se da una parte è da anni un protagonista indiscusso di seminari, eventi e conferenze, dall’altra non si può certo dire che le imprese si siano fatte trovare tutte preparate a fronteggiare questa emergenza sanitaria attraverso questo strumento.
Non a caso l’Italia è tra le ultime in Europa, con solo il 2% dei dipendenti che opera in modalità smart a fronte di una media europea del 25,30%.
Progetti di questo tipo spesso non hanno avuto delle implementazioni operative coerenti con i fiumi di parole spesi, nonostante l’assetto legislativo “storico” che istituisce e regolamenta il lavoro agile (81/2017) non sia proprio recentissimo. Quest’ultimo prevede che questa modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato venga stabilita mediante accordo tra le parti, in forma scritta.
Ad integrare tale legge, al fine di contenere e gestire l’emergenza epidemiologica da Covid-19, il Consiglio dei Ministri, attraverso il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (Dpcm del 25 febbraio), ha previsto l’attivazione della modalità “lavoro agile” “applicabile in via provvisoria fino al 15 marzo 2020, per i datori di lavoro aventi sede legale o operativa nelle regioni Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Veneto e Liguria, e per i lavoratori ivi residenti o domiciliati che svolgano attività lavorativa fuori da tali territori, a ogni rapporto di lavoro subordinato anche in assenza di accordi individuali”. Praticamente consente l’applicazione del lavoro agile ad un soggetto appartenente a una delle aree a rischio attraverso una semplice auto-dichiarazione.
Il risultato è che molte aziende, seppur con sedi semi-deserte, stanno continuando ad operare. Tanto per citare alcuni esempi, l’80% dei dipendenti Vodafone sta lavorando da casa, Sky ne ha 3.000 da remoto e solo 300 in ufficio, ecc.
Ovviamente in questi giorni li leva alto il grido di tutti coloro che vorrebbero cogliere l’aspetto positivo del momento difficile in corso, far tesoro dell’esperienza “forzata” e dare un’impostazione strutturale al lavoro agile in azienda o nella PA. Obiettivo che chiaramente non può passare solo attraverso un quadro normativo, ma che necessita soprattutto di un cambio culturale. Vedremo se, almeno per questo, il Coronavirus sarà stato utile.
Concordo in pieno!
Caratteristica dell’imprenditore è saper cogliere e sfruttare le opportunità da qualsiasi situazione. Questo Covid19 ci ha “imposto” un certo grado di resilienza, cerchiamo di fare tesoro delle migliorie messe in pratica in queste settimane.
Meno spostamenti inutili, migliore produttività, meno tempo perso in macchina, meno inquinamento…