Dopo circa un anno, è tornato a trovarci un amico di Colazione di Lavoro. Un appassionato di tecnologia e Umane Risorse, una voce libera e senza peli sulla lingua, un esperto di modelli organizzativi: Osvaldo Danzi. Nell’intervista ci ha illustrato gli spunti alla base del suo libro di recente pubblicazione nonché presentato la imminente nuova edizione di Nobilita, il festival del lavoro, che anche quest’anno si terrà a Bologna.
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Di seguito il testo integrale dell’intervista, non rivisto dall’autore:
GV: Buongiorno Osvaldo e bentornato su Colazione di Lavoro.
OD: Grazie, buongiorno
GV: Parliamo subito del tuo libro uscito da poco, scritto con Giovanni Re, edito da Franco Angeli. Si chiama “Community Manager: dietro le reti ci sono le persone”. Il titolo dice già tanto, ma spiegaci meglio la tua definizione di community manager.
OD: Io ho risposto a una proposta che mi ha fatto questo editore, diverso tempo fa devo dire, perché ci abbiamo messo molto poco a scriverlo ma tanto a pensarlo. La richiesta era quella di capire se ci fosse uno strumento o si potesse pensare a una figura aziendale (o anche comunque a una figura di organizzazione, perché non si parla solo di aziende nel libro) che potesse in qualche maniera fungere da connettore di varie tipologie di organizzazioni, che vanno dall’azienda stessa ma fino anche a semplicemente gruppi di appassionati di un prodotto, di un servizio o dell’utilizzo di qualcosa, fino alle community sociali. Abbiamo esplorato anche per esempio le social street in questo libro. Abbiamo cominciato a intervistare veramente tantissime persone (è un libro che non ha ricercato una sola riga su Google). Siamo andati proprio a scorticare un po’ la nostra rete, fra le persone che sapevamo avere delle competenze sui temi di networking un po più evoluto, e abbiamo scoperto aziende che stanno cominciando a inserire questa figura del Community Manager, anche se in alcuni casi non si chiama così, che sono quelli che creano reti e relazioni. E poi abbiamo provato a svilupparla anche in altri ambiti: quindi oltre l’azienda abbiamo scoperto community di appassionati per esempio di macchine o di prodotti. Faccio Faccio due nomi su tutti: Nutella la conoscono tutti, infatti non ne parliamo nel libro, però parliamo di Abarth: che ha scoperto di avere centinaia di club in giro per l’Italia e ha fatto in modo di radunarli tutti sotto un unico cappello e giocare sulla passione di questi suoi consumatori, che da una parte è un processo economico ma anche un processo di fidelizzazione. E quindi parliamo di ambassador, parliamo di sponsorship, parliamo veramente di un’evoluzione di questa figura che alla fine all’azienda serve anche per motivi economici, ma serve soprattutto per prorogare in eterno il proprio brand.
GV: Tornando al discorso dell’azienda: secondo te, quanto è community manager un responsabile del personale?
OD: Quasi zero direi. In azienda il responsabile del personale, per come io lo sto vedendo al di là del mio lavoro (quindi non come recruiter), ma proprio laddove io vado a proporre attività di networking, vado a proporre partecipazioni (gratuite oltretutto, quindi non sto parlando di cose per le quali la risposta può essere “non c’è budget”, la risposta può essere solo “non mi interessa”), festival, incontri, momenti di networking, possibilità di accrescere competenze e di fare contaminazioni, il direttore del personale nove volte su dieci è l’imbuto dell’azienda, insieme all’IT. Sono i due grossi imbuti dell’azienda. Quella decima volta trovi il direttore del personale particolarmente evoluto, ma veramente stiamo parlando di mosche bianche, ma non sono già più direttori del personale: sono persone che hanno già una spanna oltre, che sono una sorta di braccio destro degli amministratori delegati. Ci sono persone che sono strette in quella situazione lì. Il direttore del personale non ce la può fare in cose come queste, perché è troppo focalizzato alle relazioni industriali, a un piccolo micro circuito da cui non riesce a uscire.
GV: A proposito di “tiratina d’orecchie”: come accennavo in apertura di episodio, tu sarai uno degli speaker a l’HR Innovation Forum. Dall’abstract del tuo intervento ho già capito che anche lì ci sarà una “tiratina d’orecchie” per tanti che si occupano di risorse umane. Mi sbaglio o è così?
OD: Ma sai, questi sono consessi di masochisti evidentemente. Piace, nei circuiti dei direttori del personale, invitarmi sapendo che io non sono particolarmente affascinato dai direttori del personale o dalle risorse umane viste come le stiamo vedendo. Però c’è da dire che spesso e volentieri in questi posti trovo persone che mi dicono: “Sai, leggo le cose che scrivi”, “ascolto le cose che dici e io ci credo”. “da direttore del personale mi rendo conto che non stiamo facendo la differenza”. Penso che al di là della critica o della punzecchiatura o della modalità che io ho (che poi chi mi conosce sa che mi disegnano così, però poi alla fine io sono uno che è molto aperto alla discussione e al confronto), quando faccio queste critiche le faccio perché voglio provare a proporre dei modelli diversi. Quando io parlo di umane risorse, quando cerco di portare avanti dei discorsi che siano di condivisione, di contaminazione, di nuovi contenuti, di parole nuove. Perché continuiamo a usare le stesse parole: il problema delle risorse umane è che s’innamorano delle parole e le portano avanti per dei decenni senza riempirle di contenuti. Io ancora lo devo vedere il welfare vero, lo smart working vero, dei processi di formazione che non siano le solite business school, i soliti circolini dell’innovazione dove non si fa innovazione. Li devo ancora vedere. Però si va avanti con queste parole ad libitum finché non muoiono da sole. E quando ti guardi indietro trovi il deserto dei Tartari. Però c’è da dire che ogni tanto veramente trovo delle aziende di cui mi innamoro. Sono innamorato di aziende come Davines, come Vetrya. Ho scoperto da poco Faac. Posti dove l’amministratore delegato non è quello che ti rimanda per venti volte un appuntamento, ti fa rispondere da 30 segretarie. Ci sono quei posti dove l’amministratore delegato e il direttore del personale sono lì su LinkedIn che, a un messaggio, se hanno da fare adesso fra tre ore ti rispondono, cercano di capire cosa gli stai chiedendo e se la cosa è interessante si costruisce insieme. Ecco, quelle sono aziende con cui io sto costruendo veramente tantissimo.
GV: A proposito anche di questo tipo di rapporti positivi: fra meno di un mese, dopo il successo che c’è stato lo scorso anno, torna Nobilita, il Festival del Lavoro sempre a Bologna. Devo dire un Marzo bolognese ricchissimo di appuntamenti quest’anno per chi si occupa di HR. Per coloro che non ci sono stati lo scorso anno, per chi vuole tornare e scoprire cosa troverà quest’anno, parlaci di questa nuova edizione dell’evento.
OD: Chi torna troverà una cosa completamente diversa, perché l’anno scorso abbiamo fatto un esperimento per il quale sono estremamente sorpreso di come sia riuscito. Perché nessuno di noi aveva esperienza di festival, non ci siamo appoggiati a nessun tipo di organizzazione, ma abbiamo veramente giocato sulla rete di Fior di Risorse. Abbiamo chiesto a persone che fossero all’interno del nostro network di darci una mano, volontari, abbiamo creato tutti i processi su Slack, su Trello. Abbiamo fatto due riunioni in tre mesi e io ho trovato un’organizzazione che ha funzionato come un meccanismo a orologeria. Chi c’è stato l’anno scorso ha visto due giornate di dibattiti, per quanto informali, per quanto con personaggi poco conosciuti, per quanto con temi poco raccontati in quel modo, quest’anno troverà in più una giornata di formazione incredibile: perché ho fatto un appello a 18 amici che per qualche motivo sono molto esperti nel loro settore, dal public speaking alla complessità e alla gestione delle persone, al personal branding, ai progetti, al marketing. Veramente diciotto sessioni di massimo due ore, che faremo da Fico, dove le persone possono entrare alle dieci e mezza, crearsi il loro percorso di formazione sulla base di quello che gli serve e uscire alle otto e avranno speso al massimo 100 euro. Questo secondo me è una bella botta di innovazione laddove i corsi costano sempre un sacco di soldi, dove non sai mai chi siano i relatori, dove non vieni guidato nei contenuti. Qua c’è veramente un un bel parterre di personaggi interessanti da andare a trovare. E poi nell’arco del mese avremo 6 incontri con autori di libri su temi del lavoro che abbiamo posizionato all’interno delle aziende sponsor. Siccome a me non piace avere gli sponsor sul palco, non li abbiamo avuti lo scorso anno non li avremo neanche quest’anno, però era giusto dare uno spazio a questi sponsor importante e quindi abbiamo pensato di portare pezzi del festival a casa loro. Quindi far vedere alle persone dove abitano queste aziende, come sono fatte, chi c’è dentro, come parlano i loro collaboratori, cioè fare un vero e proprio employer branding di qualità e creare un confronto sui temi di questi libri: che vanno dalle crisi aziendali comunicative, all’innovazione (ma trattata veramente da da chi fa innovazione, cioè stiamo parlando di Luca Tomassini di Vetrya e Ivan Ortenzi), alla selezione del personale. Veramente vari temi legati al lavoro, alla comunicazione, dove gli autori si confrontano con gli amministratori delegati di quelle aziende davanti al pubblico. Quindi c’è la possibilità, dal punto di vista puramente di partnership, di dare agli sponsor una vetrina molto bella con contenuti, non solo con le solite visibilità che non servono a niente, e alle persone di entrare nelle aziende conoscerle dal vivo utilizzando la logica del libro e del tema del lavoro.
GV: Qui il panel che tu andrai a moderare si intitola: “Occuparsi o preoccuparsi dei dipendenti”. Quale sarà il filo conduttore degli interventi?
OD: Il filo conduttore sarà che questo sarà un panel che è un po’ un proseguimento di uno di quelli dell’anno scorso. L’anno scorso è esploso il tema del welfare. Abbiamo invitato alcune piattaforme, anzi la piattaforma più grande di welfare che è Edenred oggi in Italia e una serie di direttori del personale a parlare di come stavano in qualche maniera approcciando ai nuovi modelli di welfare. Quest’anno abbiamo un anno di esperienza in più, abbiamo un anno di osservazione delle aziende e delle piattaforme, abbiamo visto morire decine di piattaforme che evidentemente erano entrate sul mercato esclusivamente per fare del business, ma la qualità poi ha parlato da sola. Abbiamo visto delle aziende che in qualche maniera hanno pensato a dei piani di welfare che alla fine non sono stati così efficaci, perché sono quei piani di welfare che si fanno buttandoci dentro contenuti, ma senza parlare con i dipendenti. E in più abbiamo scoperto invece delle aziende che hanno fatto delle cose molto particolari, una di queste sarà sul palco di Nobilita: ci sono delle persone di un’azienda che si chiama Sebia, un’azienda toscana che siamo andati a scovare, i cui dipendenti si sono organizzati da soli, senza direzione del personale, la loro gestione del welfare. E’ venuta fuori una cosa meravigliosa. Quindi: “occuparsi o preoccuparsi” l’abbiamo chiamato così perché il welfare può essere una grande occasione di coinvolgimento delle proprie persone oppure può essere il solito mezzuccio per sgravarsi di costi o per far vedere che si sta facendo qualche cosa. Però poi quando non è qualcosa di condiviso, non c’è un contenuto vero, quando non è creativo e formativo, il welfare serve a poco e infatti il risultato è che, ancora oggi, abbiamo una percentuale altissima di persone che chiedono i soldi in busta paga anziché modelli di welfare.
GV: Siamo in chiusura. A questo punto però ricordaci le date, il sito di riferimento per Nobilita e poi anche i tuoi contatti per chi volesse mettersi in contatto con te e magari, perché no, saperne di più delle cose che fai.
OD: Tutte le informazioni si possono trovare sul sito del festival che è www.nobilitafestival.com, lì c’è tutto il programma completo e scorrendo la pagina, in fondo, c’è proprio il programma nel dettaglio con tutti i relatori, i libri e la giornata di formazione. Per la giornata di formazione c’è un link a parte, i due giorni di festival hanno un loro link, le serate di libri hanno a loro volta un terzo link. Quindi è tutto raggiungibile sul sito e molto ben indicato. Le aziende che ospiteranno le presentazioni dei libri sono l’Aeroporto di Bologna il 27 febbraio, il 5 marzo FAAC, dove presenteremo il libro di Luca Tomassini amministratore delegato di Vetrya, il 7 marzo saremo da Hera, l’11 marzo da Toyota material handling, il 13 saremo al MAMbo con Acantho, il 27 marzo subito dopo il festival da Rekeep con una serata legata alle risorse umane e alla ricerca del personale. Quindi direi un bel programma, bello pieno, con tante attività diversificate. Credo che le persone possano veramente trovare tutto quello che può interessare.
GV: Certo. E i tuoi contatti invece per chi vuole saperne di più in generale su quello che fai?
OD: www.osvaldodanzi.it è il mio sito e lì si trovano tutti i contatti e tutto quello che può servire a chi ha voglia di mettersi in contatto con me.
GV: Perfetto. Grazie Osvaldo allora di essere tornato a trovarci, un buon lavoro e un grosso in bocca al lupo per questa nuova edizione di Nobilita, il Festival del lavoro.
OD: Grazie e a presto.